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Addio alla natura
Congedarsi dalla Natura è il miglior modo per salvare l'ambiente, le nostre vite, il futuro. L'idea di Natura è oggi tanto imperiosa quanto ingenua: liberandocene tornerà la pacatezza per ridare autenticità alla nostra esperienza umana e sociale.
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Ai margini del figurativo
a cura di Francesca Polacci
Questa raccolta di saggi, di interesse semiotico, nasce da un progetto di collaborazione tra due équipe di ricerca, rispettivamente dell'Università Paris 8 e dell'Università degli Studi di Siena; un nucleo originario questo, che ha poi dato input a un team di esperti studiosi afferenti ad altre istituzioni che si sono confrontati in questo volume. Il risultato ottenuto è stato quindi un attento e approfondito libro, edito da Protagon all'interno della sua collana di Comunicazione, in cui congiuntamente questi autori si sono interrogati su alcuni problemi teorici che venano i più recenti sviluppi della materia semiotica. Una serie di incontri, su cui si è indagato in più direzioni, e un dibattito, che si è allargato dall'attualità e le potenzialità del semi-simbolico, all'esigenza di spostare leggermente il fuoco dell'indagine per porre in rilievo le tangenze tra semi-simbolico e figuratività. Ecco che i margini della figuratività posti in questione sono margini complessi, declinati dai differenti contributi in modo parzialmente autonomo, pur tuttavia con ricorrenze significative. Ne risulta un testo dall'altissimo valore scientifico e accademico, un libro per gli appassionati della materia, per gli studenti e gli studiosi.
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Alla fine delle cose. Contributi a una storia critica delle immagini
a cura di Daniele Guastini, Alessandra Campo e Dario Cecchi
prefazione di Pietro Montani
Prodotte dal sistema mediatico, dalla rete globale o da una politica ridotta sempre più a spettacolo, le immagini pervadono oggi il nostro mondo e si collocano in uno spazio in cui le ‘cose’ sembrano ‘finire’ nei loro simulacri. E tuttavia sulla funzione e lo statuto teorico dell’immagine, di questo “doppio” della realtà, la filosofia, la religione, l’arte, la politica hanno riflettuto fin dai tempi più antichi. La critica di Platone all’imitazione, come l’iconoclastia d’epoca medievale, la crescente produttività accordata al moderno concetto d’immaginazione, come il ruolo preponderante occupato dall’immagine nell’attuale società dello spettacolo – solo per indicare alcuni dei temi trattati nel libro – portano i segni dell’attrazione, della repulsa, dell’inquietudine che le immagini e il loro potere suscitano da sempre nell’uomo.
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Archeologia del contemporaneo. Sociosemiotica degli oggetti quotidiani
Dario Mangano
Siamo abituati a pensare l’archeologia come una disciplina che studia un passato lontano, civiltà che non conosciamo, le cui uniche testimonianze sono spesso unicamente oggetti. Vasi, utensili, case e templi, di cui l’archeologo ricostruisce non soltanto l’aspetto originale, unendo insieme cocci e disegnando piante, ma anche la funzione. Un’ascia doveva tagliare i tronchi che servivano per accendere il fuoco; la forma di un certo ambiente, insieme alla sua dimensione e alla posizione di porte e finestre, ci fa pensare che fosse un’abitazione privata. E così via, pezzo dopo pezzo, si scopre in che modo quella gente viveva, il loro mondo di relazioni e affetti. Ora, cosa succederebbe se un archeologo dovesse ritrovare una casa contemporanea in uno dei suoi scavi? Immaginiamo per un momento che a seguito di un qualche cataclisma tutta la realtà come la conosciamo venisse ricoperta da uno spesso strato di terra, in modo che se ne perdesse completamente la memoria. Cosa accadrebbe se dal futuro un archeologo tornasse a guardare le nostre case? Cosa penserebbe di noi?
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Arte e morfologia. Saggi di semiotica
René Thom
a cura di Paolo Fabbri
Il volume raccoglie le riflessioni del celebre matematico Thom sui sistemi e i processi di significazione.
Riprendendo la tradizione goethiana delle “morfologie”, egli ritiene che il senso si generi, prima ancora che nella società, nei fenomeni naturali, con continui passaggi da un mondo di salienze (discontinuità degli oggetti) a uno di pregnanze (valori della significazione).
Questa teoria sull’origine biologica dei linguaggi e dei comportamenti significativi degli uomini e degli animali è basata su una nozione dinamica di forma.
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Arte in teoria arte in azione
Nelson Goodman
prefazione di Paolo Fabbri
Dal saggio introduttivo di Paolo Fabbri
I libri hanno un loro destino. Quello di Of Mind and other Matters (MOM) è di non essere replicato ma, con una formulazione cara al suo autore, implementato e attivato. Pubblicato nel 1984, è stato ripreso e tradotto in più lingue nel presente formato abbreviato. Il 4 e il 5 capitolo – rispettivamente 'Arte in Teoria' e 'Arte in azione' – sono quelli consacrati ai problemi d’arte e d’estetica, che hanno dato all’’autore un’impareggiabile reputazione filosofica e semiotica. È il caso della presente edizione che risulta però 'implementata' dalla pubblicazione, al cap. 'Twisted Tales', delle immagini che non figuravano nella edizione dell’Harvard University Press e la cui assenza rendeva illeggibili gli acclusi diagrammi.
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Bisogno furioso di liberare le parole
Dario Tomasello e Francesca Polacci
In occasione dell’anniversario della fondazione del movimento futurista, la necessità di un sondaggio rinnovato delle specificità tecnico-stilistiche della compagine marinettiana sembra riproporsi intatta alla nostra attenzione. È, forse, in ragione del carattere complesso delle sperimentazioni tipografiche futuriste che restano oggi eluse alcune questioni di ordine teorico e critico. La natura di questi testi, non facilmente classificabili in virtù della loro singolare cifra, rende attuale interrogarsi sugli esiti ottenuti. Questo studio muove, dunque, dall’esigenza di uno sguardo incrociato nei confronti di componimenti che nascono come sperimentazione letteraria e, al contempo, convocano una pertinenza di ordine visivo. L’indagine prende avvio dall’accertamento di come l’insuccesso di questo tentativo si coniughi con la persistenza di una condizione crepuscolare capace di dettare, a dispetto dell’intemperante aggressività della proposta futurista, in maniera ben più prepotentemente sottile, tempi e modi della produzione poetica in Italia. Il principale quesito volto alle Tavole parolibere concerne, poi, la modalità di realizzazione sincretica tra le due forme semiotiche messe in discorso. Si tratta, infatti, di opere che pongono in essere, definendone la problematicità, i luoghi di congiunzione tra verbale e visivo, trasformando la presenza di tali “soglie” in motivo di incremento alla produzione estetica.
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Conan il Mito. Identità e metamorfosi di un personaggio seriale tra letteratura, cinema, fumetto e televisione
Paolo Bertetti
Creato negli anni ’30 dalla penna di Robert Howard e reso celebre dalle illustrazioni di Frank Frazetta e dalla muscolare interpreta- zione cinematografica di Arnold Scwarzenegger, Conan il Barbaro è certo il personaggio più noto ed amato dell’immaginario Heroic Fan- tasy. Un eroe nato sulle pagine dei pulp degli anni ’30 e che, a partire dagli anni ’60, diventa protagonista di alcune fortunate serie a fumet- ti e di due film, ma anche di adattamenti televisivi, cartoni animati, giochi di ruolo e computer game. Un vero personaggio transmediale ante-litteram, un “mitod’oggi” oggetto in anni recenti di un rinnovato interesse, che culmina ora nel nuovo film diretto da Marcus Nispel e interpretato da Jason Momoa.
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Di blob in blob
Antonio Magrì
Il primo titolo - “Di Blob in Blob” - fa riferimento al fatto che nel libro vengono analizzati il Blob cinematografico del 1958 del regista americano Yeaworth ed il Blob televisivo di Ghezzi, nato originariamente proprio pensando al primo non solo dal punto di vista del contenuto ma proprio dell’organizzazione espressiva con cui giungere a questo nuovo contenuto e contenitore televisivo. I due testi, come da continuazione del titolo (“Analisi di semiotica comparata”), vengono comparati l’un l’altro. Più precisamente, viene fatto un raffronto tra i diversi modi possibili di usare sistemi semiotici quali la scrittura, la musica, il sonoro, ecc., che sia il mezzo cinematografico sia la televisione permettono di adoperare. Infatti, questi due mezzi, per la loro medesima natura o capacità di ospitare, sintetizzare (come direbbe Lotman) in maniera del tutto organica all’interno di sé mezzi e codici espressivi diversi da sé, come, appunto, la musica, la scrittura, ecc., fanno dei registi dei direttori d’orchestra, alle prese con l’organizzazione di più strumenti e stumentisti (fotografia-direttore della fotografia; scenografia-sceneggiatore; ecc.). I registi diventano dei perfetti artisti multimediali, in grado, insomma, di organizzare e concertare più livelli e mezzi espressivi in una sola opera.
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Dialogo sui dialoghi
Massimo A. Bonfantini e Augusto Ponzio
Dialogo sui dialoghi è un libro che Bonfantini e Ponzio hanno organizzato e composto a partire dalla conferenza dialogica con il medesimo titolo del 1982 a Cadenabbia, e che hanno pubblicato la prima volta nel 1986. La sua riedizione nella collana «Semiosis» ne inaugura la condirezione da parte dei due autori. Fratello maggiore e più esplosivamente dialogico e festoso de I dialoghi semiotici, cui benissimo si accompagna, ha per cornice e filo conduttore le sette scene e la conclusione del dialogo originario e fondativo della scoperta dei tre tipi di dialogo. Ma ciascuna scena introduce e illustra un tema specifico, commentato e ulteriormente focalizzato da Bonfantini e Ponzio, che dialogano sul loro stesso dialogo, e accolgono o respingono consigli od obbiezioni inventati di persone reali e osservazioni reali attribuite a personaggi inventati.
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Dietetica e semiotica. Regimi di senso
a cura di Dario Mangano e Gianfranco Marrone
Il titolo può leggersi in molti modi. Per esempio: dietetica e semiotica sono due regimi di senso, uno alimentare e l’altro comunicativo, con pari dignità, dunque da paragonare fra loro. Oppure: grazie alla semiotica la dietetica appare, non più come un regime alimentare, ma come un regime di senso. O anche: regimi alimentari e regimi di senso sono due facce della medesima medaglia, e si rafforzano a vicenda. Se stare a dieta, come insegnavano gli antichi, non è soltanto star attenti al cibo ma curare l’intera esistenza, è anche vero che tale esistenza è innanzitutto nutrizione. Se l’uomo, come si dice, è ciò che mangia, cenare di gusto è essere persone migliori.
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Eros violento. Figure sullo schermo
Romana Rutelli
Il libro tratta uno dei temi di maggiore attualità: la violenza sulle donne.
Ne viene tracciato un excursus che, partendo da brevi cenni sulla legislazione in materia, su iniziative varie e sulla cronaca riguardo al cosidetto branco giovanile aggressore, nella parte prima considera i vari aspetti della violenza esercitata sulle donne: stupro, prostituzione coatta, violenze domestiche, stalking, l'abbandono, e quant'altro.
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L'ansa e l'accesso. Strategie del senso in Cina, Grecia
François Julien
a cura di Paolo Fabbri
I cinesi, in politica e in poesia, privilegiano l’espressione allusiva, la formulazione involuta; al confronto diretto preferiscono la sottigliezza di un approccio obliquo. Piuttosto che considerare questa differenza in termini naturalistici o psicologici, Jullien ci mostra la logica di tale strategia del senso. Ma ci porta anche a riflettere su alcuni dei nostri “partiti presi” teorici: soprattutto su quello che pretende di considerare l’oggetto del discorso come il solo in grado di interpretare lo sdoppiamento della parola nella cosa e nell’idea. Nei testi della tradizione cinese scopriamo quindi un discorso dell’“indizio” che non punta alla generalità delle essenze, ma integra le prospettive semiotiche con continue variazioni di senso.
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Il fondo e la forma. La semiosi, la semiotica, l'umano
Cosimo Caputo
Nella descrizione dei fenomeni segnici, la semiotica glossematica di Louis Hjelmslev pone la questione della sostanza-materia semiolinguistica in stretta connessione alla questione della forma: invece della loro opposizione escludente pone la loro opposizione partecipativa. La semiotica deve includere nel suo ambito l’istanza materiale dei segni, la loro corporeità, rendere conto delle incidenze del fondo sulla forma per avere una presa sulla realtà. Il colore dell’acqua marina «deriva dal riflesso del fondo sulla superficie, ed è là che occorre passeggiare» (Roland Barthes).
Il corpo “fa segno”, esprime contenuti passionali, razionali, forme di vita, ed è segno; è corpo semiosico e semiotico. I segni e il loro senso sono il risultato di situazioni viventi, di una embolied semiosis. La semiotica allora, con la sua metodica antiseparatista, scruta l’intrico che lega il mondo vegetale, animale e umano, il fondo e la forma, il sensibile e l’intelligibile, il visibile e l’invisibile, assumendo lo stile di pensiero della fisiognomica; diventa semiotica fisiognomica che tematizza la forma e il movimento del segno, ovvero il suo volto.
È questo il filo che attraversa il libro anche nelle sue parti dedicate a Jean Poinsot e a Giovan Battista Della Porta, senza alcuna ricerca di precursori ma con l’intento di ricostruire riflessioni del passato in funzione di problematiche attuali.
Pensa MultiMedia, Lecce-Brescia 2010, pp. 198.
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Hjelmslev e la semiotica
Cosimo Caputo
Il volume espone la teoria del linguaggio di Louis Hjelmslev superandone gli stereotipi e al contempo far emergere le intuizioni nascoste e i germi intellettuali suscettibili di sviluppi ancora inediti.
Nella prospettiva glossematica, che Hjelmslev ha fondato insieme al fonetista Hans J. Uldall, la linguistica si allarga fino a diventare la “forma” di tutti i sistemi segnici, verbali e non verbali, arrivando così a coincidere con una semiotica il cui obiettivo è quello di descrivere le relazioni interne ed esterne dei singoli fatti di comunicazione, risalendo alle loro condizioni di possibilità, e in cui le categorie della semiosi sono oggetti di ordine formale, identità non preformate ma definite dalle relazioni in cui entrano.
Una “semiotica glossematica” che si configura come teoria della forma e della materia del segno.
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In altre parole
Augusto Ponzio
Una critica della New Speak della comunicazione globale e globalizzata e, al tempo stesso, non solo una messa in discussione dei tradizionali approcci linguistici incentrati come sono nello studio della frase, cellula morta della lingua, e dunque essi stessi fatti per la “lingua comunicativa” (Pasolini) e perciò privi di qualsiasi forma di attenzione all’accentuazione, al sottinteso, al contesto, al senso, all’ascolto, all’alterità, alla singolarità della parola di ciascuno; ma anche la proposta di una linguistica dell’enunciazione, cellula viva del discorso, che necessariamente è anche una linguistica dell’altra parola, dell’incontro – in cui il senso effettivamente si attiva e si rinnova – tra parola propria e parola altrui, tra l’altra parola e la parola altra della comprensione rispondente.
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In Dialogo. Conversazioni del 1973 con Victor Duvakin
Michail Bachtin
a cura di Augusto Ponzio
traduzione di Rosa Stella Cassotti
Edizioni Scientifiche Italiane 2008
Si tratta delle conversazioni di un filosofo, Michail M. Bachtin – che, come ha mostrato con l’intera sua opera, ritiene che la filosofia non possa prescindere dal dialogo con la letteratura, con la scrittura letteraria – e di uno studioso di letteratura dell’Università di Mosca, Victor D. Duvakin. Le conversazioni tra M.M. Bachtin e V.D. Duvakin si sono svolte e sono state registrate nel 1973.
Bachtin non scriveva ricordi, né rilasciava interviste, e restano quindi pochi documenti diretti collegati alla sua biografia. Perciò le registrazioni delle sue conversazioni con Duvakin sono un documento unico e contengono preziose testimonianze del filosofo russo sul suo tempo e su se stesso. Esse rappresentano non solo un imprescindibile contributo alla comprensione della sua opera e della sua riflessione nell’ambito dei molti settori che essa, indisciplinatamente più che interdisplinariamente, attraversa – la letteratura, la critica letteraria, l’estetica, la psicologia, la semiotica, la linguistica – ma offrono anche la possibilità, tramite la diretta testimoninza, di una visione ravvicinata degli eventi storici, politici e culturali che connotano, nel bene e nel male, l’eredità che il Novecento ha lasciato. Questa edizione, curata da Augusto Ponzio, professore ordinario di Filosofia del linguaggio nell’università di Bari e studioso di Bachtin dal ’76, oltre ad essere corredata di bibliografia, note al testo e di una tavola cronologica, contiene un’ampia introduzione La filosofia dell’altra parola e la scrittura letteraria, in cui le osservazioni, i ricordi, le dichiarazioni di queste conversazioni del ’73 – che abbracciano tre quarti di secolo e costituiscono una sorta di bilancio di tutta una vita di studio e di ricerca – sono esaminate in rapporto all’opera complessiva di Bachtin e del suo Circolo.
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La filosofia del linguaggio. Segni, valori, ideologie
Augusto Ponzio
La filosofia come professione, come istituzione, presuppone una filosofia propria del linguaggio, che si esprime nella tendenza del linguaggio al plurilinguismo dialogico, alla correlazione dialogica delle lingue e dei linguaggi di cui sono fatte, una filosofia del linguaggio, in cui del linguaggio è da intendersi come genitivo soggettivo: un filosofare del linguaggio, che consiste nella pluridiscorsività dialogizzata. La riflessione sul linguaggio da parte delle discipline linguistiche e della filosofia del linguaggio (questa volta nel significato usuale di studio, da parte delle filosofie sul linguaggio), quando è orientata monologicamente, secondo le forze centripete e unificanti della vita linguistica, tradisce – nel doppio senso di deformare, travisare, e di lasciare intravedere involontariamente – questo originario filosofare del linguaggio, questa sua costitutiva pluridiscorsività dialogizzata, senza la quale la stessa oggettivazione del linguaggio e quindi le stesse discipline filosofiche e linguistiche non sarebbero possibili. La pluridiscorsività dialogica del linguaggio acquista così, per la filosofia e per le scienze del linguaggio, una funzione metodologica, sia riguardo allo studio del linguaggio sia nello stesso definirsi, configurarsi, della filosofia come linguaggio. Ne potrebbe conseguire che la filosofia, nella totalità dei suoi interessi e non soltanto per quelli direttamente rivolti al linguaggio, e le scienze in quanto tali, e non solo le scienze del linguaggio, si accostino e si uniformino al plurilinguismo dialogico del linguaggio, riconosciuto come a priori, come condizione trascendentale, della riflessione filosofica e di ogni forma di coscienza critica.
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Incidenti ed esplosioni
a cura di Tiziana Migliore
Questo volume interroga l’eredità di due grandi studiosi di scienze umane del Novecento, Algirdas J. Greimas e Jurij M. Lotman. Analogie e divergenze di pensiero tra il fondatore della semiotica generativa, Greimas, e il più illustre esponente di semiotica delle culture, Lotman, sono esaminate attraverso un concetto caro a entrambi, l’inatteso, motore di emergenza del senso. I contributi riuniti focalizzano le dinamiche di significazione che si producono nel contrattempo, “cronotopo” di una fatalità intelligente, ma a tutta prima non intelligibile. L’inatteso è un campo illuminante per confrontare Greimas e Lotman nelle concezioni della storia — fondamentale/evenemenziale (Greimas), prevedibile/imprevedibile (Lotman) — della struttura poetica, della mitologia, delle dimensioni estesica, estetica e ludica. Due inediti degli studiosi, L’incerto statuto della parola, di Greimas, e Caccia alle streghe, di Lotman, coronano i saggi degli autori. Il libro è l'esito di un convegno organizzato dal LISaV, Laboratorio Internazionale di Semiotica a Venezia IUAV, diretto da Paolo Fabbri.
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Incontri di parole
a cura di Augusto Ponzio
La relazione di alterità è una caratteristica essenziale della parola, dell’enunciazione.
Nella parola possiamo percepire la presenza di un’altra voce, che la rende internamente dialogica. La parola propria allude sempre, suo malgrado, lo sappia o non lo sappia, a un’altra parola. L’incontro di parole non è un’iniziativa dell’io. La parola è dialogica a causa del suo passivo coinvolgimento nella parola altrui. Il dialogo non è il risultato di una scelta; al contrario si subisce il dialogo, si è soggetti a esso. Il dialogo non è il risultato di un atteggiamento di apertura all’altro ma, al contrario, è l’impossibilità di chiusura nei suoi confronti. Il dialogo e il corpo sono strettamente connessi. Le parole sono voci, voci incarnate. Il dialogo è impossibile tra menti disincarnate. L’illusione dell’autonomia delle parole è l’illusione dell’autonomia dei corpi individuali. Il dialogo esclude tutte le forme di eguaglianza, di reciprocità fra l’io e l’altro, come pure ogni forma di sintesi. In questa prospettiva, la relazione dialogica risulta asimmetrica, irreversibile.
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Interferenze. Pier Paolo Pasolini, Carmelo Bene e dintorni
Susan Petrilli, Augusto Ponzio, Luciano Ponzio
“È come se ci fossero due operazioni opposte. Da un canto si eleva a ‘maggiore’: di un pensiero si fa una dottrina, di un modo di vivere si fa una cultura, di un avvenimento si fa Storia. Si pretende così riconoscere e ammirare, ma in effetti si normalizza. Succede lo stesso per i contadini delle Puglie, secondo Carmelo Bene: si può dar loro teatro, cinema e persino televisione. Non si tratta di rimpiangere il vecchio buon tempo, ma d’essere sgomenti di fronte all’operazione che subiscono, l’innesto, il trapianto fatto alle loro spalle per normalizzarli. Sono divenuti maggiori. Allora, operazione per operazione, chirurgia contro chirurgia, si può concepire l’inverso: in che modo ‘minorare’ (termine usato dai matematici), in che modo imporre un trattamento minore o di minorazione, per sprigionare dei divenire contro la Storia, delle vite contro la cultura, dei pensieri contro la dottrina, delle grazie o delle disgrazie contro il dogma”. Riferite a Pier Paolo Pasolini queste parole di Gilles Deleuze risultano altrettanto appropriate. A Carmelo Bene e a Pier Paolo Pasolini abbiamo dedicato nel corso degli anni, in diverse occasioni, saggi e relazioni in seminari e convegni di studio e ricerca. Questo libro li riprende, integrandoli con testi inediti e presentando in forma unitaria, benché il discorso sia relativo a voci diverse, una riflessione su queste due importanti figure del nostro tempo – il nostro tempo, che, anziché fare semplicemente da contesto, è qui il testo effettivo che si analizza con il pre-testo di Carmelo Bene e Pier Paolo Pasolini; e ciò proprio seguendo il loro insegnamento.
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Interpretare, comprendere, comunicare
Victoria Welby
Introduzione, traduzione e cura di Susan Petrilli
Alla questione dell’interpretare, comprendere e comunicare Victoria Welby dedica l’intera sua ricerca, con particolare interesse per il rapporto tra senso e valore, sviluppando i suoi studi in dialogo con figure di rilievo quali Charles K. Ogden, Bertrand Russell, Charles S. Peirce, Giovanni Vailati.
Il significare non è confinabile all’interno di sistemi di segni, di linguaggi, di lingue, di campi di discorso, ma, al contrario, tanto più può essere sviluppato, valorizzato e reso rigoroso quanto più esso avviene tramite l’attraversamento di ambiti e di settori precostituiti. Ne sono esempio i vantaggi che si possono trarre dalla traduzione all’interno della stessa lingua; il ricorso all’uso di metafore; il ruolo del contesto extraverbale e dei segni non-verbali nel linguaggio verbale. L’obiettivo della ricerca condotta da Welby è quello di pervenire alla piena consapevolezza delle possibilità d’impiego delle risorse del significare.
Il libro, a cura di Susan Petrilli e con un suo saggio introduttivo, raccoglie alcuni tra i testi più significativi di Welby.
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Introduzione alla semiotica del testo
Gianfranco Marrone
Oggetto di studio della semiotica è il testo, sia esso un racconto o un quadro, una fotografia o uno spot, un centro commerciale, un'intera città, ma anche una conversazione fra amici o una pratica rituale. Preoccupandosi di rintracciare le forme mediante cui le culture umane si dotano di un senso umano e sociale, la semiotica descrive testi, analizzandone i modi di funzionamento, le strategie di costituzione e di dissoluzione, le stratificazioni, le trasformazioni, le procedure di traduzione in testi ulteriori. Così facendo, essa si propone come uno sguardo critico nei confronti della società e della cultura, come analisi, interpretazione e vantazione di tutto ciò che ci circonda. Gianfranco Marrone introduce ai principali modelli d'analisi semiotica dei testi, mostrando con semplicità e chiarezza il loro uso con una serie di esempi a vasto raggio.
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L'invenzione del testo
Gianfranco Marrone
La nozione di testo è la più frequentata e discussa all’interno del variegato campo delle scienze umane e sociali. Eppure, è una delle peggio definite. Filologia e linguistica, critica letteraria e teoria estetica, filosofia del linguaggio, ermeneutica, etnologia, psicanalisi, sociologia, semiotica: tutte si richiamano in vario modo al ‘testo’, ora per farne l’oggetto fondamentale delle loro indagini, ora per misurare la distanza che le separa da esso. Ma cosa significa il termine, quale genealogia gli soggiace, perché «al di fuori di esso non c’è salvezza»? Gianfranco Marrone dimostra come il ‘testo’ sia il modello formale per la spiegazione di tutti i fenomeni umani e sociali, culturali e storici; e, di conseguenza, l’esito di una doppia invenzione: configurazione socioculturale prima, ricostruzione analitica dopo.
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Metamorfosi dello sguardo. Semiotica e museo
Santos Zunzunegui
Oggi quando si parla di un nuovo museo si sta parlando di qualcosa di più che di un luogo per la contemplazione più o meno estatica di opere classifficate come artistiche.
Il Museo, in quanto composizione di uno spazio architettonico, collezione di opere e proposta di visione delle stesse, può essere analizzato in termini discorsivi? È possibile e pertinente interrogare il Museo come se fosse un testo, come espressione di un fare collettivo significante e cercare di leggervi la manifestazione (una delle tante) dell’immaginario sociale? Diverse spiegazioni di taglio sociologico hanno tentato di spiegare questa “mania dei musei” che costituisce parte integrante del nostro tempo, il testo di Santos Zunzunegui adotta invece una prospettiva di taglio semiotico, cercando di comprendere il funzionamento significativo dell’oggetto museo.
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Miroglifici. Figura e scrittura in Joan Miró
Tiziana Migliore
Nel 1949, Raymond Queneau osservava che nella produzione di Joan Miró ricorrevano configurazioni e tratti costanti. Coniò allora il termine miroglificoe definì il miró 'una lingua che bisogna imparare a leggere e di cui è possibile fabbricare un dizionario'.
Il saggio di Tiziana Migliore prende le mosse da questa intuizione per analizzare schizzi, dipinti e disegni preparatori dell’artista, da cui emerge la possibilità di ricostruire un vero e proprio idioma visivo, dotato di una grammatica, una sintassi e un dizionario di figure. Miró ha inventato un nuovo linguaggio di segni, un modello di comunicazione tra immagine e parola.
Il libro è corredato da un CD-Rom che permette la visione di oltre 300 opere di Miró, molte delle quali pubblicate per la prima volta, organizzate secondo criteri tematici e cronologici.
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Mitologie dello Sport. 40 saggi brevi
a cura di Pierluigi Cervelli, Leonardo Romei e Franciscu Sedda
Per la prima volta, quaranta studiosi si confrontano insieme con le svariate problematiche semiotiche offerte dall'ambito sportivo, dalle sue rappresentazioni ai suoi eventi e ai suoi luoghi, dai suoi eroi alle sue passioni e alienazioni. Insieme ad essi, alcuni scritti celebri e introvabili, di Eco, Barthes, Freyre e Pasolini.
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Parlando di segni con maestri di segni
Susan Petrilli
“Per ampiezza tematica, il lavoro di Susan Petrilli si estende dalla fine del secolo scorso ai giorni nostri partendo da quella specie di ponte angloamericano che, dal 1903 al 1912, collegava Charles S. Peirce con Victoria Welby. Oltre a Peirce, Petrilli sceglie saggiamente di rivolgere l’attenzione sia verso l’Europa Orientale, sia verso l’Occidente. Esplora le anticipazioni semiotiche presenti nelle opere del russo Michail Bachtin, il quale aveva insistito sul fatto che ogni espressione artistica – anzi l’organizzazione della vita umana stessa – manifesta l’interazione di posizioni differenti e non intercambiabili, relative a differenti sistemi di valore. Nella direzione emisferica opposta, Petrilli si occupa delle opere dell’americano Charles Morris, un autore che si interessò di un’ampia varietà di argomenti ma che soprattutto va studiato per i suoi seminari pionieristici sulla semiotica” (dalla Prefazione di T.A. Sebeok).
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Parola propria e parola altrui nella sintassi dell’enunciazione
Michail Bachtin, Valentin N. Vološinov
a cura di Augusto Ponzio
Il testo che qui si presenta fa parte di Marxismo e filosofia del linguaggio (1929 seconda ed. 1930) di cui costituisce la parte terza, intitolata “Per una storia delle forme dell’enunciazione nelle costruzioni linguistiche. Saggio di applicazione del metodo sociologico ai problemi della sintassi”, dedicata al rapporto tra parola propria e parola altrui.
A differenza della frase, cellula morta della lingua, generalmente assunta come oggetto della linguistica, sia essa la linguistica tassonomica o quella generativo trasformazionale, la parola, anche nella sua unità basilare, l’enunciazione, cellula viva del parlare, ha sempre a che fare con la parola altrui, perché è ascolto e si realizza nell’ascolto, risponde e chiede una risposta.
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Parole nell'aria. Sincretismi fra musica e altri linguaggi
a cura di Maria Pia Pozzato, Lucio Spaziante
Atti del Congresso AISS di San Marino 2008 Nel passato e nella nostra contemporaneità il linguaggio della musica si espande ed entra in relazione sincretica con altri mondi, dove espressioni diverse concorrono a significati convergenti: musica insieme a parole, arti, teatro, letteratura, comunicazione e media, ma anche musica e spazio.
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Louis Hjelmslev LA STRATIFICAZIONE DEL LINGUAGGIO
Louis Hjelmslev
LA STRATIFICAZIONE DEL LINGUAGGIO
Introduzione, traduzione e cura
di Cosimo Caputo
PensaMultimedia, Lecce-Brescia 2018, pp. 130.
Questo saggio, pubblicato nel 1954, esplicita ulteriormente il progetto teorico hjelmsleviano,
rendendolo più rispondente alle esigenze di una semiotica generale. Mentre nei Fondamenti della
teoria del linguaggio Hjelmslev orienta progressivamente la teoria verso un oggetto più ampio di
quello costituito dalle lingue e nel Résumé ne definisce meglio la specificità, qui ne approfondisce
la struttura. La semiotica glossematica ricentra così l’attenzione sulle componenti iletiche del segno
e del senso, procedendo da una premessa epistemologica universale a un modello di segno e di
semiotica ben definiti, non lasciandosi inscrivere in un formalismo esclusivamente logico e
prospettandosi, invece, come morfologia del senso.
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Politica 2.0. Nuove tecnologie e nuove forme di comunicazione
a cura di Federico Montanari
Come cambia la politica? E soprattutto, come cambia, oggi, grazie alle trasformazioni, anche tecnologiche, delle sue forme discorsive e comunicative? Il volume intende affrontare tali questioni e fare un possibile punto sulla situazione a partire dalla rielaborazione di alcune relazioni presentate al congresso 2009 dell’Associazione italiana di studi semiotici, dedicato appunto alla "Politica 2.0". I contributi qui raccolti non solo presentano spunti di riflessione teorica, ma analizzano veri e propri casi studio. Le riflessioni più generali su etica, informazione e discorso politico (Eco) si connettono a quelle sui rapporti fra nuove forme del potere (economico, tecnologico) e trasformazioni, antiche e nuove, dello spazio politico (Pasquino, Schiavone); a quelle sulle mutazioni del lessico politico e sulle sue stereotipie in relazione alla situazione italiana (Calabrese, Cartocci), o a quella sul linguaggio delle vignette della satira politica, a partire dalle situazioni di conflitto (McGuirk); così come a quelle sulle nuove forme di comunicazione e di campagne elettorali (Vaccari), con l’uso delle tecnologie del web (Cosenza), e a quelle sulla trasformazione delle forme discorsive e retoriche (Bertrand) e delle costruzioni valoriali e narrative (Ferraro) non più solo in rapporto all’attuale politica italiana; per finire con la necessità di estendere la riflessione collegando la definizione stessa di "mondo globale" (Sedda) ad uno sguardo che sappia essere, al tempo stesso, semiotico, sociologico, antropologico e storico.
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La preparazione del romanzo
Roland Barthes
La preparazione del romanzo contiene gli ultimi due corsi tenuti da Barthes al Collège de France: l’ultima lezione del secondo corso risale a pochi giorni prima della sua morte.
A queste lezioni perciò potrebbe essere attribuito un carattere conclusivo nella biografia intellettuale di Roland Barthes.
Invece, esattamente a tale carattere di messaggio conclusivo esse si sottraggono: non sono affatto riassuntive di una carriera intellettuale, ma, al contrario, pongono un progetto nuovo, sono una preparazione: la preparazione del romanzo.
Arrivati a un certo punto della propria vita, afferma Barthes, nell’introduzione al primo corso, giunti “nel mezzo del cammino di nostra vita” ci si trova in quel momento complesso in cui si scontrano il desiderio di afferrare il tempo che corre e l’incubo di essere condannati alla ripetizione del già vissuto e del già detto, come se il tempo che resta non potesse aggiungere nulla a ciò che si è già vissuto. Barthes si chiede come sia possibile, in questa situazione, “arrivare vivi alla morte”, come sia possibile realizzare quella che, ancora con dante, egli chiama una “vita nuova” e “seguire l’opera dal suo progetto al suo compimento: altrimenti detto, dal Volere-Scrivere al Potere-Scrivere, dal desiderio di Scrivere al fatto di Scrivere”.
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Retorica del visibile. Strategie dell’immagine tra significazione e comunicazione. 1 Conferenze
a cura di Tiziana Migliore
Questo volume raccoglie gli interventi in plenaria del IX Congresso dell’Associazione Internazionale di Semiotica Visiva (AISV-IASV) dedicato alla retorica del visibile. Ogni cultura si serve di investimenti figurativi per articolare, manipolare e trasformare una topica di contenuti, procedure, motivi. Le immagini – pitture, installazioni, film, fotografie, sculture, grafica e packaging – non sono mai meri abbellimenti, ma campi di manovra dell’altro, territorio di “condotte strategiche” per sfide, seduzioni, complicità e conflitti.
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La ricerca semiotica
a cura di Dario Mangano, Alvise Mattozzi
I saggi contenuti in questo volume sono il prodotto della relazione che Massimiliano Coviello e Giacomo Festi hanno presentato alla terza edizione del Simposio interdottorale “La ricerca semiotica” organizzato dal Centro Internazionale di Studi Interculturali di Semiotica e Morfologia dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” dal 16 al 17 luglio 2011. Questo incontro, che ha assunto una periodicità annuale, ha un duplice obiettivo: da un lato rintracciare le punte più avanzate della ricerca semiotica, dall’altro identificare quello che potremmo considerare un “sommerso semiotico”, ovvero tutti quei casi in cui, in ambiti disciplinari diversi, ci si occupa di problemi legati alla significazione o si utilizzano nozioni, strumenti e metodologie che provengono da questa disciplina.
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Ripensamenti. In filosofia, altre arti e scienze
Nelson Goodman, Catherine Z. Elgin
Prefazione di Paolo Fabbri
Nelson Goodman e Catherine Z. Elgin elaborano in questo libro un ampio progetto comparativo fondato sulla dimensione del significato. Lo fanno costruendo, applicando e interpretando una teoria generale dei simboli. Con il tramite di Cassirer, la riflessione di Goodman sui segni e sui linguaggi esce dall’alveo della filosofia analitica; diventa punteggiatura del pensiero sui testi e sulle transduzioni articolate dalle lingue e dalle culture. Abbandono della conoscenza a profitto della comprensione.
Gli oggetti culturali sono dell’ordine dei valori, non pongono problemi di verità, ma di giustezza, come dimostra il caso, accuratamente trattato, delle celebri variazioni di Picasso delle Meninas di Velázquez.
Dopo Arte in teoria arte in azione, ecco un’altra importante opera finora inedita in Italia, in cui il filosofo americano oltrepassa barriere apparentemente invalicabili, come quelle tra arti e scienze, verbale e non verbale, proponendo strumenti adatti a individuare tra le diverse discipline affinità spesso trascurate.
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Ritratti di culture
Georgij D. Gačev
traduzione e cura di Fabio De Leonardis
Il filosofo russo Georgij D. Gačev (1929-2008), noto in Italia per aver contribuito alla conoscenza dell’opera di Michail Bachtin e anche negli Stati Uniti, dove ha insegnato alla Wesleyan University, si e occupato di ricerche in ambito culturologico, linguistico e letterario. Nello specifico, questo testo spazia tra linguistica, semiotica, antropologia culturale, storia, filosofia del linguaggio, letteratura, discipline tutte coinvolte nel suo intento di riuscire a tracciare profili di differenti culture nazionali dell’Europa e della Russia, cogliendone la “cifra” singolare. Si tratta di un testo che certamente può trovare spazio nell’ambito del crescente interesse per l’interculturalità e nei corsi universitari dedicati alla mediazione interculturale, alla traduzione, al turismo sostenibile, ma che, per il modo in cui e organizzato e scritto, si presta ad essere accolto anche da un vasto pubblico non accademico.
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Saints and Signs
Massimo Leone
Saints and Signs analyzes a corpus of hagiographies, paintings, and other materials related to four of the most prominent saints of early modern Catholicism: Ignatius of Loyola, Philip Neri, Francis Xavier, and Therese of Avila.
Verbal and visual documents – produced between the end of the Council of Trent (1563) and the beginning of the pontificate of Urban VIII (1623) – are placed in their historical context and analyzed through semiotics – the discipline that studies signification and communication – in order to answer the following questions: How did these four saints become signs of the renewal of Catholic spirituality after the Reformation? How did their verbal and visual representations promote new Catholic models of religious conversion? How did this huge effort of spiritual propaganda change the modern idea of communication?
The book is divided into four sections, focusing on the four saints and on the particular topics related to their hagiologic identity: early modern theological debates on grace (Ignatius of Loyola); cultural contaminations between Catholic internal and external missions (Philip Neri); the Christian identity in relation to non-Christian territories (Francis Xavier); the status of women in early modern Catholicism (Therese of Avila).
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Saussure filosofo del linguaggio
a cura di Luigi Cristaldi,Giusy Gallo,Emanuele Fadda
Di Ferdinand de Saussure, in filosofia del linguaggio, si parla poco. Questo significa che la sua prospettiva sarebbe inutile, o persino dannosa? Oppure, al contrario, consentirebbe di affrontare meglio problemi insormontabili per gli approcci correnti? La nuova immagine di Saussure che emerge dal lavoro sui suoi testi condotto negli ultimi anni permette di cogliere una dimensione filosofica del suo lavoro? E se sì, perché chi viene da altre tradizioni ed esperienze dovrebbe interessarsene? A tali domande rispondono, in questo volume, studiosi di diversa estrazione e impostazione (fra cui alcuni tra i massimi esperti del pensiero del linguista ginevrino), e dalle loro risposte emerge un Saussure tutt'altro che privo di esprit philosophique, sorprendentemente presente nel dibattito attuale, e indispensabile per quello futuro.
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Scritti di semiotica etica ed estetica
Charles Morris
Gli scritti qui raccolti in traduzione italiana fanno parte del percorso di ricerca di Charles Morris a partire dalla pubblicazione del suo libro del 1946 Segni, linguaggio e comportamento e sono: “Signs about Signs about Signs” (1948), risposta, alle osservazioni e critiche rivolte al suo libro del ’46; “Aesthetics, Signs and Icons” (1965) ripubblicato unitamente a “Esthetics and the Theory of Signs” (1939) in Nuova Corrente nel 1967 nella traduzione italiana di Ferruccio Rossi-Landi, qui riedita, insieme alla “Premessa” scritta da Morris appositamente per tale occasione; “Man-Cosmos Symbols” (1956); e “Mysticism and Its Language” (1957), pubblicato in Language: An Inquiry into its Meaning and Function, nel 1957. Il libro contiene anche il testo di Rossi-Landi “On Some Post-Morrisian Problems” (1978) ed è corredato dalla bibliografia delle opere di Morris.
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Semiotica dei nuovi musei
Isabella Pezzini
«Considerato a lungo un'istituzione del passato, oggi il museo conosce una straordinaria fortuna, ma in una forma profondamente rinnovata. Anzitutto sotto il profilo architettonico: a partire dal celebre Beaubourg di Piano e Rogers fino al Guggenheim di Bilbao di Frank Gehry, il museo ha enfatizzato il suo carattere di icona metropolitana, capace di dare una forte riconoscibilità a luoghi in cerca di un'identità perduta o da rinnovare. Ma non è solo l'aspetto fisico dei musei a cambiare: cambia il rapporto che queste architetture istituiscono con le opere, il loro contenuto tradizionale. È un nuovo modo di concepire gli spazi e l'organizzazione dei percorsi che coinvolge anche i visitatori».
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Semiotica della cultura
Anna Maria Lorusso
Che cos'è la semiotica della cultura? Cosa ne caratterizza l'approccio e ne definisce la specificitá’? In cosa si distingue dalla semiotica del testo o dalla socio-semiotica?
Negli ultimi anni, lo sguardo della semiotica si è fortemente spostato su fenomeni sociali, culturali, etnografici, senza problematizzare forse abbastanza la definizione stessa di "cultura", la specificità semiotica nell'osservare questo tipo di oggetti d'analisi, gli strumenti metodologici a disposizione.
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La semiotica e il progetto 2. Spazi, oggetti, interfacce
a cura di Cinzia Bianchi, Federico Montanari e Salvatore Zingale
A due anni di distanza dall'uscita del volume La semiotica e il progetto, questa seconda raccolta di saggi porta ulteriori argomenti e approfondimenti al rapporto tra la disciplina semiotica e la progettazione, a partire da una domanda: "Come può la semiotica essere utile alla progettazione?".
Con quali mezzi e metodi, in quali ambiti, in quali momenti del percorso progettuale, con quali relazioni con altre discipline e metodologie? Così come nel precedente volume, anche in questo caso la semiotica viene sollecitata a una sfida: si tratta infatti di comprendere fino a che punto essa possa intraprendere vie di sperimentazione, oltre che di indagine teorica.
Questa raccolta è così anche testimonianza di casi di pratica effettiva con progettisti o per progettisti, di applicazioni ed esperienze. È il racconto di come semiotici e progettisti si possono incontrare sul campo.
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Semiotica, Filosofia del Linguaggio, Linguistica Generale. I grandi autori
a cura di Filippo Silvestri
Il problema del linguaggio nelle sue diverse accezioni linguistiche, semiotiche e filosofiche, in ragione delle soluzioni proposte ed acquisite, è “aperto” e non potrebbe essere diversamente.
Materia concreta, in ragione ancora della determinazione concettuale che lo anima, il fenomeno linguistico e semiotico, se proposto come oggetto problematico di discussione sfugge costitutivamente, perché mai costituibile come oggetto, ad una determinazione che si possa dire esaustiva. La sua coincidenza con la dimensione vitale lo svolge in una dialettica senza fine, che impone a chi lo studia una continua ripresa, in una rincorsa epistemologica, che si sa in partenza non avere un inizio assoluto, come una fine. A fronte di questo labirinto epistemologico la stessa pretesa di un suo studio generale sembra paradossale. Di più: affrontando la questione, assumendola nel suo complesso, è come si avesse la pretesa di studiare il senso di cosa significhi quella “vita” di cui abbiamo ricordato la coincidenza semiotica, gettando una zattera ermeneutica nel mare aperto della ricerca.
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Signifying and understanding. Reading the Works of Victoria Welby and the Signific Movement
Susan Petrilli
The theory of signifying (significs), formulated and introduced by Victoria Welby for the first time in 1890s, is at the basis of much of twentieth-century linguistics, as well as in other language and communication sciences such as sociolinguistics, psycholinguistics, translation theory and semiotics. Indirectly, the origins of approaches, methods and categories elaborated by analytical philosophy, Wittgenstein himself, Anglo-American speech act theory, and pragmatics are largely found with Victoria Lady Welby. Indeed, it is no exaggeration to say, in addition, that Welby is the "founding mother" of semiotics. Some of Peirce's most innovative writings – for example, those on existential graphs – are effectively letters to Lady Welby. She was an esteemed correspondent of scholars such as Bertrand Russell, Charles K. Ogden, Herbert G. Wells, Ferdinand S. C. Schiller, Michel Bréal, André Lalande, the brothers Henry and William James, and Peirce, as well as Frederik van Eeden, Mary Everst Boole, Ferdinand Tönnies, and Giovanni Vailati. Her writings directly inspired the Signific Movement in the Netherlands, important for psycholinguistics, linguistics and semantics and inaugurated by van Eeden and developed by such authors as Gerrit Mannoury.
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Lo sguardo e la parola. Saggio di analisi della letteratura spirituale illustrata
Andrea Catellani
Il volume propone l’analisi di un’opera spirituale illustrata cinquecentesca, le Adnotationes et meditationes in Evangelia (annotazioni e meditazioni sui Vangeli, 1594), scritte dal padre gesuita Jerónimo Nadal come complemento degli Esercizi Spirituali di S. Ignazio di Loyola. Le splendide incisioni collegate alle Adnotationes, le Evangelicae Historiae Imagines, furono una pietra miliare nello sviluppo dell’iconografia gesuita e cattolica, in Europa e nel mondo. Diventa evidente allora l’interesse di uno studio approfondito di questo testo e delle sue illustrazioni, come contributo alla ricerca “archeologica” (nel senso di Michel Foucault) dei fondamenti della cultura dell’immagine della nostra modernità.
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Strutturalismo e interpretazione
Claudio Paolucci
La semiotica si è definita in questi anni attorno ad alcune nozioni chiave quali quelle di valore, testo, struttura, differenza, interpretazione, enunciazione,abduzione, enciclopedia, espressione e contenuto, e lo ha fatto attraverso una serie di prese di posizione che l’hanno mano a mano allontanata dalla sua originaria vocazione filosofica, per avvicinarla da un lato alle scienze cognitive e dall’altro alle scienze sociali. Tuttavia, un’altra “storia” era possibile. Nella convinzione che quelle nozioni fossero passibili anche di letture diverse, questo libro vuole riaffermare la natura filosofica della semiotica, tornando a riflettere in modo inedito su tutte le nozioni chiave attorno a cui si è costruita la disciplina, denunciando una serie di dimenticanze della teoria “maggiore” e reinterpretando in modo originale l’approccio strutturalista. In questo modo, una riflessione di tipo filosofico pare capace di ritrovare al di là, o al di qua, delle forme consolidate, un’immagine “non-standard” della semiotica, in grado di proporre dei modelli di analisi che possono rivelarsi preziosi proprio nel confronto con le scienze cognitive e le scienze sociali. Da qui la costruzione di una semiotica della complessità, capace di tenere insieme strutturalismo e interpretazione.
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Sulla 53º Biennale di Venezia. Quaderni sull'opera d'arte contemporanea 2
Questo secondo numero è dedicato ad alcune opere esposte alla 53a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia (7 giugno-22 novembre 2009). Oltre alle letture delle opere, il volume presenta un close-up sulla rassegna stampa nazionale ed estera della mostra veneziana, un approfondimento sui luoghi della Biennale, un lessico dei concetti e le Vite degli artisti, elaborate alla maniera del Vasari dagli studenti di Letteratura artistica della Facoltà di Design e Arti dello Iuav. Dulcis in fundo, una 'predizione' di Angela Vettese sulla 54a Biennale Arte del 2011 dal titolo ILLUMInazioni, sottolinea la continuità tra le due edizioni nelle strategie dei rispettivi curatori.
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Testi e memoria
a cura di Maria Pia Pozzato
I saggi contenuti in questo volume, di impostazione per lo più semiotica, affrontano la problematica della memoria ovvero della definizione dei fatti come risultato di una costruzione culturale, sociale e quindi anche politica. Tali tematiche vengono argomentate su base testuale, intendendo "testo" in un'accezione allargata: il museo di Tuol Sleng a Phnom Penh e i documenti a esso correlati; il corpo dei leader carismatici; gli articoli di giornale che costruiscono e divulgano i fatti scientifici; testi sacri come la Torah sono altrettanti esempi trattati nel libro. All'interno dell'ampia panoramica degli studi attuali sulla memoria quindi, il punto di vista semiotico si caratterizza per il fatto di analizzare documenti concreti e specifici per procedere poi a ipotesi più generali sul funzionamento politico-culturale dei meccanismi della memoria.
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Il totemismo oggi
Claude Lévi-Strauss
La riproposta di un piccolo grande classico dell’antropologia
Il totemismo è il particolare fenomeno per cui un uomo o un gruppo di uomini si legano con un rapporto di parentela a una specie animale, o a piante o a fenomeni naturali.
Il totemismo è un fondamentale sistema simbolico, un sistema di segni attraverso il quale una società comunica, anche non verbalmente, e che è analizzabile con il metodo strutturale, che individua le costanti universali delle culture umane.
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La trappola mortale dell'identità
Augusto Ponzio, a cura di
Ogni genere a cui l'identità si appella per indicare l'appartenenza comunitaria, etnica, sessuale, nazionale, di credo, di ruolo, di mestiere, di stato sociale è in opposizione a un altro genere: bianco/nero; uomo/donna; comunitario/extracomunitario; connazionale/straniero; professore/studente... Il genere, come ogni insieme, uniforma indifferentemente, cancella le differenze tra coloro che ne fanno parte, e implica l'opposizione altrettanto indifferente con coloro che fanno parte del genere opposto, che gli è necessario per affermare la propria specificità.
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Trattato di logica-Summule logicales
Sulla seconda edizione del Trattato di logica-Summule logicales di Pietro Ispano
La seconda edizione del Tractatus di Pietro Ispano (Petrus Hispanus Portugalensis, nato nel 1205 circa, eletto papa nel 1276 con il nome di Giovanni XXI, morto nel 1277), coincide con la pubblicazione per Bompiani, Milano, di un altro Tractatus, che ha altrettanta importanza negli studi di logica e di semiotica: il Tractatus de signis di Giovanni di San Tommaso (João Poinsot 1589-1644), anch’egli portoghese.
Nell’introduzione al Tractatus de Signis, con Fernando Fiorentino, che lo ha curato e tradotto, e Cosimo Caputo, ho avuto occasione di ritornare al Tractatus (citato da Giovanni di San Tommaso come Summule logicales) per raffrontare le due concezioni del segno e del significare. Questo raffronto è stato occasione di approfondimento della lettura del Tractatus proposta nell’edizione del 2004. Anche a titolo di (provvisoria) conclusione, indico qui al lettore, alla luce di tale raffronto, alcuni punti essenziali:
1) l’interesse di Pietro Ispano non tanto per il segno in generale, ma per la vox significativa ad placitum e per il suo impiego nel discorso e nell’argomentazione, senza però relegare (come invece farà una certa parte della semiotica novecentesca) i segni nel mondo umano e nella sfera del verbale; 2) la sostanziale autonomia delle Summule da presupposti ontologici e da qualsiasi metafisica particolare; 3) la forte insistenza – corredata da precise analisi che anticipano i Lineamenti di una teoria dei segni (1938) di Charles Morris (nuova ed. Pensa Multimedia, Lecce 2009) – sul carattere mediato del rapporto fra segno e referente e sull’appartenenza di quest’ultimo al processo segnico.
Bari, 10-9-2010 Augusto Ponzio
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Trattato sui segni
Giovanni di San Tommaso
Traduzione italiana e cura di Fernando Fiorentino
Introduzioni di Cosimo Caputo, Fernando Fiorentino e Augusto Ponzio
Postfazione di John Deely
Alla fine del suo Saggio sull’intelletto umano (1689) Locke auspicava il sorgere di una nuova disciplina, che chiamava Semiotica. In questa nuova scienza, che avrebbe dovuto studiare le idee e le parole, intravedeva le linee di un’altra logica e di un’altra critica. Non sapeva che, quasi sessant’anni prima (1632), un teologo domenicano, Giovanni di San Tommaso (al secolo Jean Poinsot), aveva già pubblicato un Trattato, nel quale studiava sia ilsegno formale, corrispondente a quella realtà mentale che Locke chiamava idea e che per il teologo domenicano avrebbe dovuto chiamarsi ancheconcetto, sia il segno strumentale, che Locke aveva chiamato parola, ma nella cui nozione era incluso sia il segno vocale sia quello grafico. Solo nel primo quarto del secolo scorso questo testo è stato oggetto di studio da parte di Jacques Maritain, che lo ha fatto conoscere nel mondo anglosassone, sollecitandone una traduzione. Ora appare per la prima volta anche in italiano. John Deely, che lo ha tradotto ultimamente in inglese (1985), lo considera come un altro Discorso sul metodo, nel quale tuttavia si conserva del pensiero classico ciò che manca alla filosofia moderna e contemporanea, l’oggettività della conoscenza, presente nel concetto di segno formale, per il fatto che esso è, come aveva detto Aristotele, somiglianza della cosa, di cui fa le veci, rappresentandola, dinanzi alla potenza conoscitiva.
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Ulisse ad Auschwitz
François Rastier
Se Primo Levi è universalmente riconosciuto come figura emblematica del testimone dello sterminio, la sua poesia ha raramente attirato l´attenzione. Essa occupa tuttavia un ruolo centrale nella sua opera, la cui portata estetica rimane sottovalutata. In una lingua apparentemente molto semplice, la poesia disegna la figura ambigua del superstite, presta la parola ai morti invano, ai sommersi, ma anche ad animali disprezzati, ad oggetti inanimati. Questo saggio ha l´ambizione di riconoscere tutta l´importanza di questa opera poetica, nonostante, opponendo la letteratura alla testimonianza, si trascuri ancora troppo spesso la posta artistica della letteratura dello sterminio. Quando taluni profetizzano una post-cultura e una post-umanità, l´etica poetica di Levi diviene sempre più illuminante e necessaria. Quando certi discorsi neoapocalittici strumentalizzano Auschwitz per edificare teologie ciniche, essa disegna tra i sopravvissuti e le vittime una nuova allenza, che include tutta l´umanità.
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Passioni collettive. Cultura, politica e società
a cura di Vincenza Del Marco e Isabella Pezzini
Se gli stessi discorsi sociali abbondano di passioni celate, esposte, ostentate, rivendicate, biasimate, che danno vita a una costante riflessione sul sociale a partire dalle sue passioni dominanti, si moltiplicano in modo rilevante anche gli studi critici di studiosi provenienti da diverse discipline che pongono affetti, emozioni e passioni al centro della riflessione sui mutamenti culturali.
Anziché opporle alla dimensione conoscitiva le riconoscono come sua parte integrante, ne riscoprono il valore euristico, la ricchezza di genealogie ed esempi, la forza delle figure e la tenuta degli argomenti.
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Urbicidio. Il senso dei luoghi tra distruzioni e ricostruzioni nella ex Jugoslavia
Francesco Mazzucchelli
Collana: Temi Semiotici (diretta da Patrizia Violi e Anna Maria Lorusso)
Bologna: Bononia University Press, 2010
Nelle guerre moderne la città è divenuta uno degli obiettivi e delle vittime principali. Per riprendere l’efficace espressione di Paul Virilio, la strategia delle nuove guerre è oggi, essenzialmente, una “strategia anti-città”. Lo spazio urbano è diventato bersaglio non solo per motivi strategici, ma soprattutto per i significati che incarna: valori identitari, sociali e culturali.
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