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Archeologia del contemporaneo. Sociosemiotica degli oggetti quotidiani

Dario Mangano

Siamo abituati a pensare l’archeologia come una disciplina che studia un passato lontano, civiltà che non conosciamo, le cui uniche testimonianze sono spesso unicamente oggetti. Vasi, utensili, case e templi, di cui l’archeologo ricostruisce non soltanto l’aspetto originale, unendo insieme cocci e disegnando piante, ma anche la funzione. Un’ascia doveva tagliare i tronchi che servivano per accendere il fuoco; la forma di un certo ambiente, insieme alla sua dimensione e alla posizione di porte e finestre, ci fa pensare che fosse un’abitazione privata. E così via, pezzo dopo pezzo, si scopre in che modo quella gente viveva, il loro mondo di relazioni e affetti. Ora, cosa succederebbe se un archeologo dovesse ritrovare una casa contemporanea in uno dei suoi scavi? Immaginiamo per un momento che a seguito di un qualche cataclisma tutta la realtà come la conosciamo venisse ricoperta da uno spesso strato di terra, in modo che se ne perdesse completamente la memoria. Cosa accadrebbe se dal futuro un archeologo tornasse a guardare le nostre case? Cosa penserebbe di noi? È chiaro che, se potesse disporre delle innumerevoli tracce che lasciamo attraverso i mezzi di comunicazione contemporanei, avrebbe poche difficoltà a capire chi eravamo e qual era il nostro modo di vivere. Il nostro esperimento mentale, però, prevede che tutte queste fonti vadano anch’esse perdute. L’archeologo del futuro deve porsi rispetto alla nostra contemporaneità come l’archeologo del presente si pone di fronte a un’epoca preistorica, potendo contare solo su oggetti, elementi materiali a partire dai quali ricostruire una intera civiltà. 


Casa editrice: Edizioni Nuova Cultura
Anno: 2011
N. pagine: 217
ISBN-13: 9788861345829

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