I libri hanno un loro destino. Quello di Of Mind and other Matters (MOM) è di non essere replicato ma, con una formulazione cara al suo autore, implementato e attivato. Pubblicato nel 1984, è stato ripreso e tradotto in più lingue nel presente formato abbreviato. Il 4 e il 5 capitolo – rispettivamente 'Arte in Teoria' e 'Arte in azione' – sono quelli consacrati ai problemi d’arte e d’estetica, che hanno dato all’’autore un’impareggiabile reputazione filosofica e semiotica. È il caso della presente edizione che risulta però 'implementata' dalla pubblicazione, al cap. 'Twisted Tales', delle immagini che non figuravano nella edizione dell’Harvard University Press e la cui assenza rendeva illeggibili gli acclusi diagrammi.
NG, giudicato uno dei maggiori filosofi analitici della seconda metà del secolo scorso (Putnam) aveva raccolto in MOM saggi e interventi disposti in tre capitoli; 1. Pensiero 2. Cose 3. Referenza
dove egli 'ri-concepisce' i temi della sua teoria del simbolismo nella scienza e nell’arte, già posti magistralmente in Languages of art (1968), perseguiti in Problems and projects (1972), svolti in Ways of Worlmaking (1978) e infine ripresi in Reconceptions in Philosophy and Other Arts and Sciences (1988).
L’intero libro è formulato in un tono limpido e asciutto – caustico e tongue in cheek nell’ultimo capitolo – che ne nasconde il peso proposizionale e la densità propositiva. I capitoletti sono disposti come sensori tematici e hanno un andamento conversazionale fatto di risposte, repliche e ribattute a molti autori; psicologi – come Gibson o Bruner, storici e storici dell’arte come Gombrich, filosofi come Putnam, Dennet, Nozick, epistemologi come Hempel e Nagel, estetologi come M. Beardsley o Wollheim , ma anche musicologi, letterati, semiologi come Kjorup o scrittori come Borges e Calvino. L’intonazione complessiva è quella d’una discussione argomentata con pubbliche ragioni, nel corso della quale emergono ridefinizioni teoriche e nuove versioni dei fatti. E spesso prende lo stile reciso della controversia che ha creato a NG nemici giurati, zeloti indefessi e censure, ma soprattutto menzioni e attivazioni, come quelle recentissime dei neo-godmaniani che, nello studio dell’immagine, prendono le distanze dalle spiegazioni percettive o estetiche per ritrovare nella teoria simbolica di NG, una pregnanza 'strutturale' (Kulicki).
È noto, ed esplicitamente asserito da NG, che l’originalità radicale della sua riflessione sull’arte è un’estensione singolare di una teoria generale dei simboli. Ci proponiamo qui di implementarne l’approccio estetico attraverso una ri-concezione semiotica. Una scelta che richiede di riposizionare la sua filosofia analitica e pragmatista rispetto alla teoria dei segni formulata da C.S. Peirce. Di mostrare poi le convergenze, inattese quanto evidenti, con un paradigma semiotico 'continentale', implicato nella critica della nozione di Mondi Possibili; esplicitato nella proposta semantica e costruttivista delle multiple versioni dei mondi di senso; attento alla traducibilità tra sistemi semiotici realizzati in diverse sostanze espressive, quali l’immagine e linguaggio naturale.
Fare la teoria dell’arte e del suo operare, presuppone poi il passaggio dalla domanda essenzialista 'cosa è l’arte'? a quella, non ontologica, del 'quando è arte'?. Una richiesta esigente a cui NG risponde elaborando una logica della schematizzazione artistica (Morizot): con una lista provvisoria dei 'sintomi' estetici; con una definizione di realismo; con nozioni quali esecuzione, implementazione e attivazione; o in particolare con i metodi dell’analisi narrativa in arte e letteratura, dove le ipotesi di NG si trovano integrate e svolte nelle ricerche semiotiche in corso sulla discorsività.
[...]
traduzione di Nicoletta Poo
collana 'Stella variabile' diretta da Paolo Fabbri
5 tavole a colori
ISBN 978-88-6463-004-5