Antonio Magrì
il sito del libro "Di Blob in Blob"
copertina del libro "Di Blob in Blob"

Antonio Magrì, attualmente è un giornalista (iscritto all'albo) e scrittore siciliano. Possiede una laurea (vecchio ordinamento) al Dams di Bologna (arti visive) ed è laureando alla triennale di Scienze della Comunicazione a Catania. Nel 2009 pubblicato il libro "Di Blob in Blob. Analisi di semiotica comparata. Cinema Tv e Linguaggio del corpo" (Aracne Editrice, Roma). Collabora per la rivista scientifica “Ocula. L’occhio semiotico sui media”. E' referente responsabile dell’Associazione italiana studi semiotici per l’Università di Catania. Nel giugno 2010 ha pubblicato "Semiotica di Cosa Nostra e dell'Antimafia. Il ruolo del giornalismo tra linee editoriali e conflitti di interesse" (Aracne Editrice, Roma). Si tratta di un volume di grande attualità, su ddl intercettazioni, censura, giornalismo locale, regionale, nazionale, semiotica giuridica, conflitti di interesse di editori, imprenditori, giornalisti, sul "metodo d'Addario" e come usarlo contro certo giornalismo e certi giornalisti, nonché sulle strategie di significazione di Cosa Nostra e di quelle dell'Antimafia. Un libro - già molto apprezzato da scrittori, giornalisti e magistrati come Domenico Cacopardo o Claudio Fava - in cui la semiotica (a partire soprattutto dalla "lezione" di Giovanni Falcone) viene messa "al servizio dell’Antimafia e del giornalismo contro Cosa Nostra e certi modi di fare giornalismo. Un libro che dimostra come un testo possa dirsi anche una guerra e come possa realizzarsi fra più protagonisti a distanza di tempo e di spazio tra loro. Che permette di dare ai conflitti vissuti fino a oggi tra Antimafia e Cosa Nostra una dimensione scientifica e di fornire sia ai semplici appassionati che agli esperti uno strumento di lettura efficace. E che, infine, grazie a registrazioni ottenute alla D'Addario, racconta da vicino i mobbing che subiscono i collaboratori esterni di alcune testate siciliane da colleghi di redazione con incarichi negli ordini e nei sindacati giornalistici, e come gli editori si servano addirittura di queste figure per alimentare i propri conflitti di interesse contro ogni principio alla libertà-diritto di informazione".