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Call for Papers VERSUS, n. 2/2025

Call for papers

Ripensare i generi: dal testo alla cultura

a cura di Jenny Ponzo e María Luisa Solís Zepeda

 

Per Sinopoli, il genere è “una serie, una categoria di oggetti particolari con alcuni elementi essenziali in comune e allo stesso tempo alcuni caratteri secondari che li distinguono singolarmente”. Parlare di generi significa riferirsi a forme stereotipate, fissate per convenzione e ripetute costantemente nelle stesse condizioni. Si tratta, quindi, di forme tipiche, ma anche di domini o ambienti sociali di utilizzo. L’esistenza di una dimensione di “trascendenza” testuale (Genette), che lega ogni testo o enunciato a modi e tipi di enunciazione è condizione imprescindibile sia alla produzione dei testi che alle pratiche interpretative. In tal senso, una riflessione aggiornata sui generi chiama in causa le diverse “anime” della semiotica e richiede l’adozione di una prospettiva critica che tenga conto sia dell’approccio strutturalista e post-strutturalista che dell’approccio che si ispira al pragmatismo, a partire, ad esempio, dalla nozione di habit proposta da Peirce, passando per la teoria echiana sull’enciclopedia e sui criteri tipologici, per giungere alle più attuali riflessioni, ad esempio sul senso comune, sulle forme narrative, sui modi in cui le culture organizzano il loro sapere.

Il concetto di genere ha radici antiche, è stato ampiamente esplorato in relazione a testi verbali, ma anche a testi basati su altri sistemi semiotici, specialmente ai testi visivi. Molto spesso, ha incrociato il discorso estetico, essendo legato anche alla questione del gusto. Si tratta dunque di una nozione che è giunta fino a noi passando per una serie di fenomeni di senso e di cultura di sicuro interesse per un approccio storico alla semiotica. Nella nostra epoca, tuttavia, dopo un periodo in cui è stato al centro di numerosi studi, questo concetto è stato spesso ritenuto superato e dunque progressivamente abbandonato. Eppure, un aggiornamento teorico-metodologico su questa nozione chiave appare particolarmente urgente, non solo alla luce di un progetto semiotico che beneficia sempre più organicamente degli sviluppi nelle tante correnti che fanno la ricchezza della disciplina, ma anche alla luce della cultura contemporanea, per due ragioni principali.

In primo luogo, la codifica dei generi ha spesso connotazioni sociali e politiche: ha a che fare con il modo in cui le singole lingue e culture “ritagliano” porzioni della realtà, definendole in maniera relazionale e differenziale, organizzandole in categorie e paradigmi e dando loro un senso che orienti il modo di percepire, pensare e di agire di singoli e comunità. L’esistenza dei generi è possibile in una dimensione comunitaria, collettiva e di condivisione; tuttavia, sicuramente la loro codifica dipende anche da dinamiche di autorità e di prestigio culturale e sociale, per cui si determina anche sulla base di tensioni sociali e culturali e si può quindi studiare come frutto di una negoziazione interna a una data società o cultura. Già Bachtin, d’altronde, osservava che il genere non è solo letterario, ma si estende agli ambienti sociali (commerciali, religiosi, scientifici) che hanno i loro propri modi di generare testi. In questo modo, i generi discorsivi sarebbero tanti quante sono le “sfere di attività sociale” che esistono e nascono. Un rinnovato studio dei generi deve sicuramente tener conto di questo aspetto, che non solo invita a adottare una prospettiva ampia quando si parla di “genere”, ma tocca questioni relative alla definizione delle soggettività e alle ideologie. In tal senso, sarebbe interessante ad esempio analizzare discorsi a carattere prescrittivo o normativo, che tentano di definire generi (di scrittura, mediali, ecc.) alla luce di precisi sistemi di potere e di determinate assiologie, che a loro volta esprimono tensioni sociali o questioni di identità, con particolare attenzione alle dinamiche che coinvolgono le minoranze (si pensi, per fare solo un esempio, a come il discorso sui generi testuali si intersechi in molti casi con il discorso sui generi sessuali).

In secondo luogo, l’avvento di nuove testualità legate al digitale e alle IA ha aperto un nuovo e sfidante capitolo nella storia di questo concetto. Se, ad esempio, Aristotele aveva identificato un numero circoscritto di generi (narrativo, lirico, drammatico, didattico e poetico) e di sottogeneri che ne derivano, già con la letteratura moderna e post-moderna i generi si sono fatti più difficili da definire (ad esempio, all'interno del genere narrativo abbiamo il romanzo, che si definisce non solo per la sua struttura ma anche per la sua lunghezza, ma al suo interno si possono trovare altri generi, ecc...). La codifica dei generi diventa ancora più diversificata con l’avvento delle nuove forme di testualità rese possibili dagli avanzamenti tecnologici, fenomeno che, fra l’altro, va di pari passo con il complessificarsi dei rapporti tra testi o, più in generale, del concetto di trascendenza testuale à la Genette. In questo senso, appare utile continuare a interrogarsi sulla definizione e sulla natura del genere, proprio perché il confronto con le nuove testualità ci può portare a dare risposte innovative ad alcune domande basilari sui generi: si definiscono per il fatto di essere strutture testuali e tematiche? Per il semantismo che condividono? Per la provenienza e l'appartenenza a un dominio sociale? Per un'epoca? O sono definiti da tutti questi elementi allo stesso tempo? Il genere è inglobante o inglobato? Qual è il rapporto tra genere, discorso, testo, tipo e sottogenere? Qual è il rapporto tra genere e medium? Quali aspettative e abitudini interpretative sono sollecitate dalle nuove testualità, specie in confronto con i generi più tradizionali? Quali rapporti ci sono tra generi testuali e pratiche?

Oltre a contributi che mirino a una riflessione teorico-metodologica generale, si incoraggiano anche contributi che uniscano tale riflessione all’analisi di casi di studio, adottando approcci che si collocano nelle varie semiotiche applicate: dalla semiotica del gender alla semiotica delle religioni e del diritto, dalla semiotica della letteratura alla semiotica dell’arte e della musica, dalla storia della semiotica alla semiotica applicata alla retorica, ai nuovi media digitali e immersivi, all’IA e così via. Gli autori e le autrici sono invitati/e in particolare a indagare le connotazioni sociali e politiche e le dinamiche di autorità e di prestigio culturale che modificano il sistema dei generi. Ecco alcune linee di ricerca possibili:

• Generi e mode: dinamiche di affermazione e decadenza dei generi nelle culture

• Generi e autorità: la definizione normativa dei generi (testi e pratiche), loro legittimazione e sanzione

• Generi ed esemplarità: la questione dei modelli

• Generi e ideologie: assiologie, idee, e credenze associati ai generi

• Generi e stili: generi e dinamiche identitarie ed estetiche

• Generi e ribellione: il rifiuto e il ribaltamento dei generi nella contestazione della cultura dominante

• Generi e irrigidimento: casi di eccessiva codificazione, staticità, manierismi e parodie

 

Calendario:

30 dicembre 2024: presentazione proposte

30 gennaio 2024: comunicazione proposte selezionate

30 maggio 2025 : consegna testo

30 giugno 2025: reazione referee

10 agosto 2025: testo definitivo

 

Le proposte devono essere inviate sia alla rivista (redazione.vs@gmail.com) che alle curatrici del numero: Jenny Ponzo (jenny.ponzo@unito.it) e María Luisa Solís Zepeda (solisluisa2003@yahoo.com).

 

Lingue accettate: Inglese, francese, italiano

Norme di stile da seguire per la stesura dell'articolo Inglese: http://versus.dfc.unibo.it/VS_guidelines_ENG.pdf Italiano: http://versus.dfc.unibo.it/VS_criteriredazionali.pdf Francese: http://versus.dfc.unibo.it/VS_normes_redaction_FR.pd

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