Perché riprendere il concetto e la categoria di “battaglia”? Certo, vi è l’urgenza e l’esigenza di una riflessione sulla guerra e il conflitto, vista l’attualità e l’irruzione o, meglio, il ritorno, della guerra in Europa in quest’ultimo anno. E sicuramente, perlomeno da parte di un’area disciplinare come quella della semiotica e sociosemiotica, è sembrata un po’ “mancare la voce” (per ricordare anche in questo Paolo Fabbri, che, come noto, aveva dedicato molto lavoro al tema della guerra e dei conflitti; e in una sua considerazione relativa alla necessità di lavorare sulle lacune, dizionariali e non solo, della disciplina). Più in generale, le scienze sociali e umane e soprattutto della significazione (al di là, ovviamente, della politologia e delle relazioni internazionali o di interventi più giornalistici) sembrano aver fatto sentire, appunto, meno la loro voce, riguardo al ritorno della guerra, perlomeno nei primi mesi; o vi è stata forse come una reazione tardiva. Quando invece, per quanto riguarda l’altra grande emergenza di questi anni, quella pandemica, si sono moltiplicati studi, pubblicazioni e ricerche. Insomma, sembra che l’evento della guerra abbia, perlomeno in parte, fatto ammutolire la ricerca critica sul senso.
Veniamo dunque alle ragioni specifiche che ci hanno portato a proporre il tema e la categoria della battaglia per il numero 40 di E|C. Sebbene la guerra, come fatto socio-semiotico, sia stata oggetto di lavori in semiotica, in particolare a partire di una prospettiva strategica (principalmente nei lavori di Fabbri, Montanari e Alonso Aldama), la battaglia, come momento preciso e puntuale, è stata meno studiata all’interno della nostra disciplina. Quindi, per noi, da un lato, si tratterebbe di un motivo prettamente strutturale: la battaglia è, al contempo, tema, figura, configurazione discorsiva, per dirla in termini semiotici, che opera a diversi livelli: prasseologico, di azione e narrativo; delle forme concrete di una, letteralmente, “messa in campo” di programmi di azione. Dall’altro, essa si presenta, nella tradizione del linguaggio bellico e nella teorizzazione moderna della strategia e dei conflitti – perlomeno quella occidentale – in una tensione e opposizione strutturale rispetto alla categoria della guerra: essa ne rappresenta come il momento intensivo, “culminativo”, decisivo, finale.
Non a caso Clausewitz, il grande teorico della guerra moderna, rivoluzionaria e post-rivoluzionaria, ripreso poi dagli strateghi successivi, fino alla guerra fredda e ai giorni nostri, parlava di battaglia come, appunto, di momento dell’annientamento del nemico, di culmine, nella sua concezione di “crescita agli estremi” della violenza (che nel secolo seguente, verrà poi definita come escalation). La “grande battaglia decisiva” come strumento e fine della vittoriosa condotta di una guerra. Rappresentazione della “illimitatezza della violenza” e, al contempo, suo estremo e suo limite; momento di costituzione del soggetto politico (sia esso condottiero, imperatore, o collettivo, come il popolo, o la Nazione). Per arrivare fino al suo rovesciamento paradossale: la guerra oggi sembra minacciare e attuare la battaglia senza mai renderla definitiva (è persino stato teorizzato, sin dai tempi della guerra fredda, il suo contrario: nella pratica della “non battaglia” o, nella strategia orientale (Jullien), ma anche nella guerra di guerriglia, peraltro anticipata dallo stesso Clausewitz, l’idea di una guerra diffusa e decentrata). Ma la battaglia (“il volto della battaglia” come sottolineava lo storico Keegan) è data anche dal suo costituirsi come dispositivo di visione: sguardo, punto di vista (sguardo sulla battaglia o dentro la battaglia), ma anche messa in immagine, fino alla rappresentazione pittorica, visiva (Virilio), e fino alle attuali tecnologie (droni, satelliti, armi intelligenti) che rendono possibile una visione e forma della battaglia “in rete” e una visione “condivisa”, come purtroppo sembra accadere per la guerra in Ucraina.
Ma al di là della dimensione visiva, la battaglia implica e stravolge l’intero corpo del soggetto e la sua percezione del mondo perché la battaglia si presenta come “un fatto somatico totale” che perturba tutti i suoi sensi, sia per ipertrofia o eccesso di stimoli che impediscono la stabilizzazione di qualsiasi struttura semiotica, sia per ipotrofia o assenza di salienze percettive necessarie per l’attribuzione di senso (fog of war) all’esperienza vissuta. L’esistenza stessa del soggetto cognitivo e passionale è messa in pericolo in un mondo nel quale odori, suoni, sensazione tattile, sapori o visioni sono tutt’altri che quelli che il soggetto era abituato a gestire percettivamente e semioticamente. La battaglia si presenta dunque come dispositivo percettivo totale.
L’obiettivo di questo dossier è quello di esplorare, da un punto di vista sociosemiotico, storico, antropologico e strategico, principalmente la questione dell'esperienza sensibile e al contempo tattico-strategica della guerra e della battaglia. Riteniamo che un lavoro sull’esperienza del combattimento è fondamentale per capire di modo globale il senso del conflitto armato perché la dimensione somatica e percettiva della battaglia condiziona in modo determinante le circostanze e i progetti tattico-strategici della guerra e delle sue trasformazioni.
Oggetto dei contributi a questo numero sui I sensi della battaglia saranno analisi testuali su discorsi storici, film, di finzione o documentari, discorso giornalistico dell’attualità, opere d’arte, testi letterari, memorie di guerra, ricerche politico-storico-antropologiche, così come socio-tecnologiche, sull’esperienza della battaglia e contributi teorici sui rapporti tra percezione e significazione nell’ambito della guerra, con lo scopo di ricavarne degli schemi semiotici sugli effetti culturali e socio-politici di queste esperienze della battaglia.
Alcune linee di ricerca possibili:
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Forme narrative della battaglia
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Categorie percettive e esperienze somatiche della guerra
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Trasformazioni estetiche (arte, cinema, letteratura, fotografia, tecnologie, media etc.)
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Forme della rappresentazione plastica della battaglia
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Estesia e dimensione passionale della
Riferimenti bibliografici
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Scadenza per l’invio dei testi: 20 gennaio 2024
Scadenza per l’invio dei testi revisionati: 20 marzo 2024
Pubblicazione: marzo 2024
I testi devono avere una lunghezza massima di 40000 caratteri ed essere accompagnati da un abstract in inglese di massimo 1000 caratteri.
Inviare le proposte a:
juan.alonso@parisdescartes.fr
federico.montanari@unimore.it