Gianfranco Bettetini
Di Armando Fumagalli
Gianfranco Bettetini, uno dei padri della semiotica italiana ed europea, è morto nella sua casa di Milano il 12 gennaio 2017. Bettetini è stato un pioniere, in particolare, della semiotica applicata ai mezzi di comunicazione di massa, cinema e televisione in primis, e uno studioso conosciuto e stimato a livello internazionale.
Nato nel 1933 e laureatosi in ingegneria al Politecnico di Milano, aveva presto iniziato a lavorare in Rai, occupandosi in particolare di regia di spettacoli di intrattenimento, spot pubblicitari (i famosi “Caroselli”) e di quelle che oggi chiameremmo fiction o tv movies, attività che proseguì per molti anni, fino al 1986, quando presentò al festival di Venezia L’ultima mazurka, un film elegantissimo e sofisticato, interpretato da Senta Berger e dall’attore bergmaniano Erland Josephson.
Da un punto di vista accademico, ottenuta presto la libera docenza in Storia e critica del film, Bettetini ha insegnato via via nelle Università di Genova, di Roma e di Bologna, prima di approdare alla Cattolica -dove già dal 1966 insegnava alla Scuola Superiore di Comunicazioni Sociali- prima presso la Facoltà di Lettere e filosofia e poi di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere, dove avrà la cattedra di ordinario di Teoria e tecnica delle comunicazioni di massa, lavorando a tempo pieno all’Università dal 1994 in poi, una volta lasciata la Rai.
Alla Cattolica, Bettetini è stato anche per molti anni Direttore di quella che oggi è l’Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo.
Ha pubblicato negli anni almeno una ventina di monografie e un numero analogo di volumi scritti e curati in collaborazione con l’ampia cerchia di allievi e studiosi che ha formato e con cui ha collaborato (Francesco Casetti, Fausto Colombo, Armando Fumagalli, Chiara Giaccardi, Aldo Grasso, Giorgio Simonelli, Marina Villa, Nicoletta Vittadini, fra gli altri…).
La sua attività scientifica si è svolta anche collaborando con istituzioni come la Fondazione Giovanni Agnelli, l’Istituto Gemelli-Musatti, la biennale di Venezia, la Triennale di Milano, la Verifica Qualitativa Programmi Trasmessi della Rai, occupandosi di ricerche empiriche e teoriche e anche di mostre di grande risonanza.
Per cinque anni, dal 1979 al 1984, Bettetini è stato inoltre Segretario generale della Associazione Internazionale di Studi Semiotici (IASS).
Il suo lavoro teorico, per più di un aspetto vicino –pur con alcune diversità di fondazione teorica- a quello dell’amico Umberto Eco, intrecciando suggestioni strutturaliste (Cinema, lingua e scrittura, 1968) e peirceane (L’indice del realismo, 1971), si apre poi a uno studio dei meccanismi di costruzione di senso originati dalla messa in scena (Produzione del senso e messa in scena, 1975), a una articolata riflessione sulle dimensioni significative della temporalità del testo audiovisivo (Tempo del senso, 1979), per arrivare a elaborare una teoria della conversazione testuale, con la individuazione della presenza del soggetto enunciatore e del soggetto enunciatario nello scambio comunicativo della comunicazione audiovisiva (La conversazione audiovisiva, 1984).
A partire dalla metà degli anni ’80 i suoi interessi si allargano a una serie di fenomeni emergenti, mentre approfondiscono la dimensione fondativa in una forma originale di realismo critico e quella etica (L’occhio in vendita, 1985, Quel che resta dei media, 1998 e 2010).
Si occupa quindi dello sviluppo delle nuove tecnologie, della Computer Graphics (Il segno dell’informatica, 1987), la realtà virtuale (La simulazione visiva, 1991), gli archivi elettronici, l’ipertesto, la dimensione digitale come elementi sempre più cruciali della comunicazione tout court (Le nuove tecnologie della comunicazione, con Fausto Colombo, 1993), senza dimenticare anche incursioni nella pubblicità e nella comunicazione di impresa (Semiotica della comunicazione d’impresa, 1993).
Non solo il suo lavoro teorico di diversi decenni, ma anche lo spettro degli interessi e dei percorsi di Bettetini mostra come sia stato un pioniere in molti campi, aprendo a ricerche rigorose e teoricamente fondate oggetti che erano lasciato a una semplice critica impressionistica. La sua capacità di promuovere ricerche e di circondarsi di allievi che ora spaziano in diversi campi del sapere, ma formati a una attenta critica testuale e ad un’analisi rigorosa dei meccanismi di senso, ne fa uno dei principali promotori, a livello europeo, degli studi semiotici, tanto teorici quanto applicati.
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