Dal 2011 Versus introduce nella sua programmazione la pubblicazione di alcuni volumi monografici tramite un Call for papers, aperto a tutti i ricercatori, italiani e stranieri. Gli articoli verranno selezionati sulla base di un double blind sistema di referee.
Il primo call for papers (volume 116-117) sarà su “Semiotica della cultura”, a cura di Valentina Pisanty e Stefano Traini.
D’ora in avanti, si possono inviare alla redazione proposte per ulteriori numeri monografici a venire, che saranno pubblicizzati sempre con un Call for papers.
Per la programmazione del volume successivo al 116─117, vi chiediamo di farci pervenire le vostre proposte entro il 30 settembre 2011. La proposta deve contenere il titolo del numero, l’indicazione dei curatori e una cartella di descrizione del progetto. I curatori si impegneranno a seguire il volume in tutte le sue fasi, secondo la precisa tempistica definita con la redazione.
Le proposte vanno inviate a:
Annamaria.lorusso@unibo.it
clapaolucci@tin.it
CALL FOR PAPERS
Numero di Versus 116-117
Titolo: Dalle analisi alla teoria: ripensamenti sulla semiotica della cultura
Curatori: Valentina Pisanty e Stefano Traini
Che cosa abbiano in comune un nodo al fazzoletto, un racconto e la facciata di un tempio ce l’ha spiegato lucidamente Vygotskij: sono tutti artefatti culturali, ovvero segni artificiali creati dagli esseri umani per condizionare l’ambiente sociale e cognitivo in cui essi stessi si muovono, strumenti di comunicazione sociale tramite i quali esercitare influenza sugli altri e, in seconda battuta, su se stessi: “la presenza di stimoli creati accanto a quelli dati è, a nostro parere, la caratteristica distintiva della psicologia dell’uomo” (Vygotskij, Storia dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori, 1931). Unico animale – si dice – in grado di cambiare la propria natura attraverso l’autostimolazione (“l’uomo istituisce dall’esterno dei nessi nel cervello e dirige così il cervello e, attraverso questo, tutto il proprio corpo”, ibid: 113), l’essere umano è costitutivamente culturale (mentre in assenza di cultura sarebbe biologicamente inadatto a sopravvivere). Da qui, la definizione lotmaniana di cultura come “l’insieme di tutta l’informazione non ereditaria e dei mezzi per la sua organizzazione e conservazione”.
Su questa premessa (spesso implicita) si fonda buona parte della ricerca antropologica, psicologica, sociologica, linguistica e semiotica contemporanea. Pur con vaste aree di sovrapposizione, ciascuna disciplina approfondisce aspetti diversi del rapporto irriducibilmente triadico tra esseri umani, ambiente esterno (inclusi gli altri esseri umani) e mediazione culturale, analizzando gli artefatti culturali che elegge a propri oggetti di studio secondo metodologie diverse, per risalire alle strutture e ai meccanismi (cognitivi, testuali, sociali, o di altro tipo) che ne rendono possibile l’esistenza e il funzionamento. Quale sia lo specifico apporto della semiotica allo studio della cultura è una delle domande sottese a questo numero di Versus.
In un certo senso, l’espressione “semiotica della cultura” è tautologica: persino quando si indagano i meccanismi interpretativi da cui scaturiscono i segni naturali, l’attenzione semiotica è rivolta alla mediazione enciclopedica che rende possibili i processi inferenziali, impedendoci di considerare tali processi come automaticamente dati. Ma se la semiosi è necessariamente culturale, che cosa distingue la semiotica della cultura dalla semiotica tout court? Ammesso che tale distinzione abbia senso, si potrebbe rispondere che la semiotica della cultura si occupa (semioticamente) di oggetti che una collettività considera come culturali. Ma si tratterebbe di una definizione circolare ed elusiva, la quale eviterebbe di affrontare proprio le questioni che rendono problematico, e dunque interessante, questo campo di studi. Ciò che andrebbe invece chiarito è il tipo di domanda che i semiologi rivolgono a tali oggetti e – di conseguenza – i metodi di analisi che essi impiegano per rispondere alle proprie domande.
L’ipotesi di lavoro è che qualsiasi analisi che si rispetti – comprese le più rigorose dissezioni strutturaliste – si stagli sullo sfondo di qualche modello esplicativo (e non meramente descrittivo) dei fenomeni presi di volta in volta in esame. A che scopo analizzare semioticamente i testi della cultura, se non per capire qualcosa di più circa la genesi e/o il funzionamento comunicativo di tali testi, e/o i procedimenti tramite i quali essi vengono registrati nella (o rimossi dalla) enciclopedia collettiva, i rapporti che intrattengono con altri testi e (o), eventualmente, il modo – o i modi – in cui retroagiscono con le strutture cognitive e con i comportamenti di coloro che li interpretano e che li usano per perseguire i propri scopi adattativi, per molteplici e disparati che siano?
Senza preoccuparci di recintare definitivamente il perimetro della ricerca semiotica – più o meno accogliente a seconda dei punti di vista interni alla disciplina stessa –, in questo numero di Versus raccoglieremo analisi testuali di fenomeni culturali diversi, chiedendo agli autori di esplicitare chiaramente le prospettive teoriche adottate, le domande poste al testo e i metodi utilizzati.
Calendario previsto per la pubblicazione del volume:
– consegna degli abstract di 300 parole entro l’8 settembre
– scelta degli abstract da parte dei curatori (con accordo direzione) entro il 25 settembre
– consegna dei testi entro il 30 marzo 2011
– giudizi dei referee entro entro il 30 maggio 2011
– consegna dei testi definitivi entro il 30 luglio 2011
– pubblicazione prevista per il mese di dicembre 2011
Lunghezza massima dei testi finali: 40.000 battute (spazi compresi)
Indirizzi mail dei curatori del volume (cui spedire gli abstract):